sabato 4 gennaio 2014

Profumi naturali al 100%? Non sempre...

Nel mondo profumistico sta destando attenzione una vicenda particolare.
 La casa tedesca  "April Aromatics" vanta profumi fatti con oli essenziali naturali al 100%, spesso biologici, imballi riciclabili,ecc. Questo marchio è molto costoso ed apprezzato per le sue scelte "naturali".
Non fosse che quei burloni di Scent and Chemistry hanno fatto una gas-cromatografia ad un loro profumo, "Calling all Angels", e malauguratamente  vi hanno trovato il 9% di un'ingrediente sintetico, l'Amber Core, usato per rendere il tono ambrato in fragranze di vario tipo. Fra l'altro è uno dei più economici in quel tipo di ingredienti. Quasi una ciofeca. E il 9% in un'eau de toilette è tutta la parte aromatica e in un profumo è circa la metà !
Oltre alle ironie sugli angeli di Scent and Chemistry sono partite quelle di tanti altri , comprensibilmente.
E sono partiti al contrattacco i sostenitori del sintetico, spesso nascosti dal "non bisogna essere integralisti, bisogna integrare i 2 approcci".
Perquanto legittimo, questo è uno degli approcci più insidiosi, perchè tende a dimenticare che in realtà l'"integrazione" fra sintetico e naturale è praticamente impedita da lobby dell'industria delle fragranze sintetiche e dai regolamenti assurdamente restrittivi dell'IFRA e del'UE, che stanno pian piano rendendo impossibile l'uso di gran parte degli oli essenziali naturali e la pratica della profumeria naturale artigianale. In nome della sicurezza del consumatore, ma c'è da scommettere che c'è dietro ben altro (i soldi?). 
Fatti come quello occorso ad April Aromatics trasformano il discorso apprezzabile del "naturale al 100%" in un boomerang ed offrono il fianco ai sostenitori dell'industria delle fragranze sintetiche e ai loro business, non sempre puliti.
Male. Il nulla avanza.

domenica 3 novembre 2013

FAVA TONKA (dipteryx odorata) : la dolce assoluta fra profumeria e pasticceria

Dai fagioli / semi  di fava tonka, raccolti da una pianta originaria del Sudamerica ed usatissimi in cucina/pasticceria, si estrae l'assoluta di Tonka, un pregiato ingrediente della profumeria . E' un'altro degli incredibili e golosissimi odori che madre natura ci riserva, forse alla pari con la bellezza della vaniglia.

 Il profumo della Tonka vira decisamente verso la mandorla e la pasta di mandorle, cosa che il benzoino mantiene invece come una sfumatura fra le tante. Le note che si possono cogliere nell'assoluta di Tonka sono tante : mandorla e pasta di mandorle (slurp!), marzapane (bi-slurp!), sciroppo di orzata, colla coccoina (sì,proprio lei..), ciliegie sotto spirito, cocco, fieno/prato tagliato/tabacco dolce/miele.

'nsomma, uno sballo. Il costituente principale che le da l'aroma tipico è la cumarina- sostanza comune a molti vegetali dal profumo dolce - che , oltre ad esser sensibilizzante per la pelle, a certe dosi è anche tossico poichè è un potente anticoagulante sanguigno (è usato come farmaco). Quindi attenzione: nei profumi va messo in etichetta se presente sopra lo 0,001% in UE ed è vietato sopra l'1,6% di presenza complessiva dalle norme IFRA (va calcolato che la maggior parte delle assolute di Tonka contiene fra il 40% e il 65% di cumarina).
In profumeria la Tonka è un'ingrediente base per la famosa Guerlinade e nei profumi è rappresentata al meglio da Tonka Imperiale di Guerlain, sul versante più "gourmand", e da Vetver Tonka di Hermes sul versante più "vegetale" del profumo. Si lega bene con lavanda, muschio di quercia, vetiver, camomilla ed altro. Comunque, il primo pericolo che correrete una volta aperta la bottiglietta di assoluta di Tonka è quello di berla subito : non fatelo!!
TONKA : LA LUSSURIA MANDORLATA, EBBICELA!

venerdì 18 ottobre 2013

Qualità degli oli essenziali in USA : un piccolo terremoto

Una blogger e neo-diplomata aromaterapeuta, Lea Harris, appena entrata nel mondo degli oli essenziali , ha avuto l'idea di chiedere tramite il suo blog un aiuto economico agli appassionati per fare le gas-cromatografie agli oli delle varie marche stabilendone così la qualità e genuinità aldilà della fama o meno del brand.
La sua iniziativa ha avuto successo e in poco tempo sono affluiti i denari per eseguire gli esami.
Ed è subito partita con la mirra,poi il tea tree e poi la menta piperita.
Ahiloro, alcuni degli oli dei brand più famosi degli USA  ne sono usciti con le ossa rotte.
Mal gliene incolse : giganti come doTerra e Young Living , o popolari siti addobbati a mò di "siamo tutto naturale e terapeutico-spirituale al 100%" come Natutesgift , ad esempio,  all'ultimo test si sono visti bocciare la propria menta piperita come " non conforme". addirittura in due è stata trovata la sinteticissima ethyl-vanillina (che  c'azzecchi con l'olio essenziale naturale della piperita l'è dura da capire, se non per renderla più "seducente" all'olfatto..) e sono partire le reazioni.
Comunque: ecco la sintesi dei risultati e tutte le analisi coi commenti scientifici e le risposte delle aziende sulla querelle piperita.
Qualche big nicchia e tergiversa,qualcuno si giustifica facendo intendere che siano scherzi del fornitore, qualcuno fa buon viso a cattivo gioco, ma da qualche tono si capisce che fra un pò partirà qualche avvocato...
In verità, il giudizio di non conformità è basato su uno standard ISO che è in effetti discutibile, in particolare per l'aromaterapia,che prevede criteri non puramente "olfattivi" o "chimici" : in questo senso leggere le interessanti critiche alla scelta del  solo criterio ISO sulla pagina Facebook del terapeuta oleario dr. Robert Pappas. Critiche che hanno indubbiamente qualche validità, specie dove si ricorda che la pura valutazione chimica è diversa da quella farmaceutica e organolettica necessaria alle terapie e che lo standard ISO prende in considerazione solo 8 parametri di valore.
Ma anche quella critica non toglie il fatto che aver trovato ethyl-vanillina nell'olio di piperita di doTerra e di Heritage (e in percentuale identica) o il valore davvero basso di certi costituenti fondamentali dell'olio o anormalmente alto di altri, mostrano ciò che già si poteva sospettare: con gli oli essenziali non è facile stabilire la qualità e bisogna stare molto attenti anche alle sofisticazioni.
Non osiamo immaginare cosa avrebbe trovato chimicando certi "Sandalo Mysore" o certi "Oud", ma forse è partita con discrezione su olietti terapeutici meno costosi proprio per questo...

Sarà ora di iniziare a farlo anche in Italia-EU,specie per quelli che non forniscono le Gas-Cromatografie?


mercoledì 2 ottobre 2013

LEGNO DI OUD / AGARWOOD - ( Aquilaria Agallocha / Malaccensis ) : lo spirito dei boschi in un 'olio essenziale

L'olio essenziale di Oud (“Agarwood” nel commercio internazionale, “Oudh” nel mondo arabo,lo si trova anche come Aloeswood) è tratto dal legno di alberi del Sud-Est asiatico. I principali tipi di Aquilaria - Agallocha/Malaccensis, Crassna, Sinensis - hanno rese diverse . C'è perfino chi parla di aperture con note di formaggio, di animale e di fecale.La qualità non è sempre sicura, essendo un olio raro che viene da specie protette, "di moda" e molto costoso , quindi spesso sofisticato con altro.

PROFILO PROFUMO DELL' OLIO
E' complesso. 
Qui si analizza il profilo odoroso di un olio essenziale di Aquilaria Agallocha della Cambogia apparentemente di buona/ottima qualità, al 5% della concentrazione in alcool (mooolto costoso,oltre 50€ per 0,25 grammi più pochi ml di alcool...). 
Apre con note di vario tipo, un po' sovrapposte fra loro .
L'apertura è di frutta leggermente fermentata, quasi fosse alcool etilico (quello rosa) con un tocco di frutta, con vaghe sfumature di tabacco ed artemisia e  un evidente tocco di fumo e di corteccia.
Poi, dopo le note di testa, segue un chiaro profumo di corteccia legnosa  con sentori di muschio verde, un bellissimo sentore profondo di bosco umido, molto realistico , quasi archetipico. 
Questo momento del suo odore è un vero sballo primordiale. Fa apparire realmente un bosco davanti a sè, come fa anche il muschio di quercia, ma ad un livello più realistico . Il muschio di quercia è più "inquinato" da altri rimandi (c'è anche il mare..) ed evoca la parte bassa del bosco, vicino al terreno, mentre l'Oud è un bosco più puro e ne restituisce anche la parte più alta, tronchi e rami/aghi/foglie umidi, con un pizzico di aggiunta dolce che lo solleva e lo rende etereo. Fantastico, assolutamente.
In seguito il profumo si assesta su uno stampo più marcatamente legnoso con leggeri sentori di pineta / abetaia . Non di olio essenziale di pino ed abete ma dell'odore vero e proprio dei tipici boschi di conifere. In questa fase del suo percorso aromatico il leggero dolce/fruttato (tipo  lampone) passa un po' sullo sfondo, ma resta percepibile. Qui è impressionante la somiglianza con certi odori legnosi e resinosi vicino a baite e campi falciati che si sono provati nei soggiorni e nelle vacanze di montagna. Bello da piangere.
In chiusura torna a farsi evidente la nota fruttata, e chiude così.
Va ricordato che durante tutta la durata dell'olio si sentono  anche, leggerine ma costanti, una nota simile al cedro atlante e una bella nota di pelle/cuoio. L'olio essenziale di Oud è un profumo completo anche se indossato da solo, senza alcool ne altri oli.

 Si capisce bene perchè i giapponesi, circondati ovunque dai boschi , lo adorino. E lo mettano negli incensi del palazzo imperiale e delle cerimonie e ne vendano delle scatole in bastoncini di incenso fino a a 800 (!!) dollari a scatola da 20 bastoncini per il grado di Oud da loro considerato più alto, il Kyara.
Nel 2002 la maison Yves Saint Laurent uscì con M7 , un profumo contenente una buona percentuale di vero Oud, presto interrotto con una nuova riformulazione con meno Oud naturale e più artificiale. Ancora oggi l'edizione originale è contesa a suon di dollari sulle aste online...
Per finire: si direbbe che nella lotta disperata contro l'infezione dei miceti che ne hanno infettato il tronco, l'albero dell'Aquilaria abbia infuso nella magica resina di difesa tutto lo spirito quintessenziale del bosco in cui vive. Se non si amano i boschi, questo olio potrebbe anche non entusiasmare ; certo che bisogna esser messi male, o aver annusato l'olio sbagliato. Basta col panegirico.
OUD : SENZA PAROLE.



IRIS - GIAGGIOLO ( Iris Fiorentina var. Pallida) : una delicata nota di fiore, radice e frutta

 L'olio essenziale di Iris (nome internazionale commerciale "Orris root oil") esordisce con una nota di testa chiaramente fruttata, fra il frutto a pasta gialla e la bacca rossa di bosco: golosa. Poi arriva presto un chiaro odore di viola/erba fresca e poi un profumo di radice/tubero fresco simile all'odore (non al sapore) dei bastoncini di liquirizia , con sempre la viola sullo sfondo anche se più leggera .

Non vi ho distinto nettamente il famoso odore di “viola ricoperta di gesso” che riferiscono i più, ma senz'altro siamo in prossimità di quell'area odorosa. Il timbro permane poi sul leggero floreale-violetta con una gradevole nota di radice fresca - non greve come il vetiver – e uno sfondo leggerissimo ma costante di fruttato. Che a random rispunta fuori nitidamente, nota anarcoide. Insomma, l'iris è una figata. Buono e sottile, delicato. In profumeria la nota dell'Iris è spesso associata a malinconia/decadenza , ma basta accostarle qualcos'altro che la musica cambia.  "..L'essenza di una fata che sta per morire in un soffio delle sue ali delicate" scrive la brava Elena Vosniaki di "Perfumeshrine", ma poi prosegue "Iris-Menta, dove sei stato tutta la mia vita?".

Un buon olio di Iris ha almeno l'8/10% di irone, la sostanza che gli da il tipico odore, ma può arrivare anche molto più in alto, anche se in commercio ci sono oli meno pregiati, con solo l'1/2/3% di ironi. L'Iris italiano è considerato il migliore e la domanda è superiore all'offerta.

Per i profumi lega bene con quasi tutti i fiori, in particolare rosa e fiori dolci come mimosa e champaca/magnolia, e col legno di sandalo e le resine dolci. Viva l'Iris, anche se costa troppo.

martedì 1 ottobre 2013

Sandalo indiano in Australia : primo raccolto

La crisi dello squisito legno di sandalo indiano della regione di Mysore - scarsa disponibilità ed alti prezzi in crescita- si fa sentire ed i sostituti non sono all'altezza. In Australia nel 1999 sono stati piantati ettari di Santalum Album indiano e da poche settimane si è effettuata la prima raccolta. Come sarà? In quest'articolo il responsabile della TFS dice che la raccolta è stata bassa,con un basso tasso di sopravvivenza degli alberi, ma se l'aspettavano (chissà se è vero o lo dice per gli investitori...). Ma si dichiara molto soddisfatto della qualità del legno e dell'olio. Sarà un degno sostituto del Santalum Album di Mysore? C'è da dubitarne, dato che l'Australia è lontana dall'India e le caratteristiche di terreni e clima sono diverse. Ma almeno desse un buon sandalo a prezzi concorrenziali...